Indigeni dell’Etiopia: sfrattati per le piantagioni industriali
In Etiopia, nella bassa valle dell’Omo, vivono all’incirca 200.000 indigeni. Quando venne costruita la diga Gibe III, la vita di molte tribù cambiò radicalmente. Oltre 5 miliardi dollari, 1.870 megawatt di energia elettrica generata, 175.000 ettari di terreni utilizzati.
Survival International esprime il proprio parere, dicendo che il governo britannico sta cercando in ogni moso di nascondere le violazioni dei diritti umani che queste persone hanno subito.
Il governo etiope non ottenne il consenso delle tribù al reinsediamento. Furono anche costretti ad abbaondare la loro terra in seguito a diverse minacce dallo stesso governo.
Il land grabbing poi, nega alle tribù di accedere al fiume, per loro indispensabile visto che è ciò che permette di cibarsi e vivere. La vita in questi villaggi è diventata dura. Niente servizi igenici, malaria, problemi di salute.
I residenti però, dicono che il governo impedisce loro di andar via. Molte di queste tribù oggi sono ridotte alla fame.
Siamo davanti a una vera e propria crisi umanitaria, nata come sempre per la fame di soldi di qualcuno.