Schibsted Media Group, multinazionale norvegese leader nelle piattaforme online per la compravendita dell’usato (in Italia è presente con Subito), ha pubblicato qualche giorno fa un studio dal titolo “Second Hard Effect“. I dati sono molto interessanti in quanto emerge un diverso impatto ambientale degli oggetti usati rispetto ai nuovi.
L’Istituto Svedese di Ricerca Ambientale (IVL), ente al quale è stato commissionato lo studio, ha analizzato le compravendite di beni usati avvenute nel 2015 sui cinque mercati più grandi di Schibsted Media Group: Subito (Italia),Leboncoin (Francia), Vibbo (Spagna), Finn (Norvegia) e Blocket (Svezia)
Lo scorso anno, l’acquisto di oggetti e veicoli di seconda mano ha permesso di evitare l’immissione nell’atmosfera di oltre 12,5 milioni di tonnellate di CO2, dovuta alla non produzione dei beni nuovi, oltre al mancato smaltimento di quelli vecchi in discarica. In Italia, il risparmio si attesta a 2,7 milioni di tonnellate di CO2.
Ma quanto costa la produzione del nostro smartphone? In termini di C02 il nostro ultimo modello di cellulare “pesa” circa 75 Kg, suddiviso in 5 processi diversi. Per l’estrazione dei materiali si consumano 7 kg, come per la distribuzione. La produzione è il processo più dispendioso in termini di Co2: sono 45 i Kg consumati. Per l’utilizzo (ricarica della batteria) e lo smaltimento siamo attorno ai 14 Kg.