Caccia e pesca intensiva, il bracconaggio e anche l’agricoltura “di un certo tipo”. Tutte queste attività possono mettere a rischio sopravvivenza tre quarti delle specie animali che sono già a rischio estinzione, assumendo un grado di pericolosità persino maggiore rispetto a quello fatto proprio dai cambiamenti climatici.
A lanciare l’allarme è una ricerca condotta da diversi organismi, tra cui anche l’Unione Internazionale per la conservazione della natura (Iucn). Il team di ricerca, che per portare avanti lo studio si è servito del supporto dell’Università australiana del Queensland e della Wildlife Conservation Society, ha analizzato scrupolosamente le informazioni e i dati di 8.700 specie a rischio estinzione (inserite proprio per questo nella cosiddetta “Lista rossa” dello Iucn).
Dalle analisi è risultato che il 75% di queste specie risulta in pericolo di vita a causa del sovrasfruttamento, cioè della caccia e della pesca eccessive che non permettono il ripopolamento delle specie. Il 62% del campione risulta minacciato invece dalle attività agricole, mentre “solo” il 19% delle specie è a rischio estinzione per cause strettamente legate ai cambiamenti climatici.
Nella classifica delle principali cause che stanno all’origine dell’estinzione animale, i cambiamenti climatici sono solo al settimo posto, ma gli scienziati mettono comunque in guardia: «Di questo passo, il clima arriverà presto ad essere uno dei fattori di rischio più seri per la sopravvivenza di molte specie».
Francesco Giubilini