Una quantità sempre maggiore di plastica viene ingerita dagli animali marini e, per pura ragione di catena alimentare, arriva dritta dritta fino ai nostri piatti. A denunciarlo è il rapporto “La plastica nel piatto, dal pesce ai frutti di mare” redatto dai ricercatori di Greenpeace, che raccoglie a sé tutti gli studi più recenti effettuati sul fronte delle microplastiche e dell’inquinamento marino.
Greenpeace stima a questo proposito che «ogni anno arrivano in mare otto milioni di tonnellate di plastica: un po’ sotto forma di microsfere e un po’ sotto forma di frammenti dovuti alla degradazione di altri rifiuti come imballaggi, fibre o altro».
La preoccupazione sta nel fatto che passo dopo passo queste piccole plastiche possano trasformarsi in microplastiche, esponendo l’ecosistema a un maggior rischio di inquinamento e anche a una maggiore difficoltà di riuscire a risanare la situazione.
Per queste ragioni Greepeace chiede che il Parlamento «vari a breve un divieto di produzione delle microplastiche». «Si tratta di una misura precauzionale – spiegano dall’associazione – che è necessaria per fermare il consumo umano di questi materiali». Tra l’altro questa misura si porrebbe come un ulteriore sforzo fatto verso il contenimento e la progressiva eliminazione della plastica in generale, da sempre la vera grande battaglia degli ambientalisti di tutto il mondo.