Entro il 2050 le aree destinate alla coltivazione di caffè potrebbero dimezzarsi, costringendo i produttori ad aumentare i prezzi e ad abbassare gli standard di qualità del prodotto finale. La colpa, neanche a dirlo, è da addossare ancora una volta al cambiamento climatico.
A rivelare questa scioccante realtà è il rapporto “A Brewing Storm” redatto dal Climate Institute di Sydney, secondo cui il settore del caffè potrebbe andare in crisi di qui a breve, causando tra le altre cose anche delle serie implicazioni per 120 milioni di persone che con la produzione, il trattamento e il commercio del caffè ci vivono.
«L’innalzamento delle temperature e gli eventi meteorologici estremi spazzeranno via le aree adatte alla produzione fino alla metà del totale, riducendo la qualità del caffè e incrementando i prezzi sul mercato», affermano i ricercatori. «Chi consuma caffè dovrà affrontare questa riduzione delle scorte sotto almeno due punti di vista: dal punto di vista del sapore e dal punto di vista dei prezzi», precisa a questo proposito John Connor, numero uno dell’Istituto di ricerca.
Oggi il caffè è a capo di un’industria che vale più di 19 miliardi di dollari. Ogni giorno, nel mondo, sono oltre 2.25 miliardi le tazzine di caffè che vengono regolarmente consumate dalla popolazione, e la produzione stessa di questa materia prima è più che triplicata dal 1960. E’ curioso notare che la quasi totalità di questa industria – si parla dell’80/90% – si regga su piccoli proprietari, che fino a prova contraria sono e saranno anche tra i più esposti all’effetto del cambiamento climatico.
Viviana Bottalico