«Non siamo nelle condizioni di poter stimare il valore della sicurezza, ma quello del costo dato dal dissesto idrogeologico sì: 2.5 miliardi di euro l’anno». Ad affermarlo Francesco Vincenzo, il presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territori e delle acque irrigue (Anbi)
La presentazione del report “Manutenzione Italia – Azioni per l’Italia sicura” che si è tenuta a Roma, è stata l’occasione giusta per permettere all’Anbi di fare il punto della situazione sullo stato del dissesto idrogeologico. «Il totale dei comuni italiani interessati da aree con pericolosità per idraulica e frane – ha fatto sapere l’Anbi – sono 7.145, pari cioè all’88.3%».
La popolazione che è da ritenersi a rischio frane pertanto supera abbondantemente i 5 milioni di unità, e anche le imprese a rischio sono molte: le stime affermano che siano più di 362.000 le attività di impresa minacciate dal dissesto idrogeologico. Allerta anche sui beni culturali, con oltre 34.600 siti di interesse artistico, storico, culturale e architettonico che rischiano di venir compromessi dai movimenti del suolo.
Insomma, oggi più che mai l’Italia ha bisogno di un piano contro il dissesto. Secondo l’Anbi, un buon programma dovrebbe partire dalla messa a punto di 3.581 interventi per un totale di 8 miliardi di investimento.
Viviana Bottalico