L’acidificazione degli oceani, prodotta dall’assorbimento di CO2 da parte delle acque, può dar luogo a una perdita di biodiversità in alcuni habitat marini. L’allarme giunge da una ricerca diffusa sulle pagine di Nature Climate Change, che ha preso in considerazione decine di studi internazionali inerenti all’abbassamento del pH dei mari.
Gli esperti hanno indagato a fondo sulle conseguenze prodotte dall’acidificazione degli oceani su banchi di cozze, foreste di kelp, prati di posidonia e barriere coralline, su quelli che sono cioè gli habitat naturali per centinaia di specie marine. E lo hanno fatto perché gli esseri viventi che usano carbonato di calcio per la formazione di conchiglie e scheletri, come per esempio cozze e coralli, dovrebbero essere particolarmente sensibili a questo fenomeno.
«La diversità delle specie negli habitat a base di carbonato di calcio come le barriere coralline è prevista in calo, con il contestuale aumento, invece, del fenomeno dell’acidificazione», spiega la zoologa Jennifer Sunday, che è uno dei membri che hanno preso parte al progetto di ricerca.
In pratica la biodiversità degli oceani si muove in modo inversamente proporzionale rispetto all’aumentare dell’acidificazione. «Teoricamente, con l’acidificazione dovrebbe esserci una crescita esponenziale delle specie ittiche che possono essere sostenute, ma le prove nel mondo reale dimostrano che questo potenziale non è ancora stato raggiunto», conclude Sunday.
Alberto Mengora