Negli ultimi 13 anni è scomparso il 7% delle foreste vergini del mondo, vale a dire un’area di 919.000 chilometri quadrati estesa tanto quanto il Venezuela. A rivelarlo una ricerca condotta dall’Università del Maryland, negli Usa, pubblicata sulla rivista Sciences Advances.
Le foreste vergini inserite nello studio sono quelle di almeno 500 km quadrati che non abbiano alcun segno di attività umana. Nel 2000 coprivano 12.800.000 metri quadrati di superficie, mentre nel 2013 la loro estensione è repentinamente passata a 11.881.000. Il 60% circa della perdita si è avuta nei tropici, per lo più in Sudamerica, ma poi anche in Asia sudorientale e Africa equatoriale.
Il Paese che rispetto agli altri ha perso più foresta vergine è la Russia (con 179.000 km quadrati di superficie scomparsa), seguita da Brasile (157.000 km quadrati) e Canada (142.000 km quadrati). In termini percentuali, invece, il Paese rimasto maggiormente vittima della deforestazione è la Romania (col 100% di superficie scomparsa), seguita da Paraguay (79%), Cambogia (38%), Laos, Guinea Equatoriale e Nicaragua (35%). Se il trend dovesse continuare ad essere questo, Paraguay, Cambogia, Laos e Guinea Equatoriale perderanno la loro foresta vergine di qui ai prossimi 20 anni.
La prima causa di questo fenomeno ha a che fare con l’industria del legname, ma anche espansione agricola, incendi di origine umana, produzione di energia e attività minerarie hanno un ruolo molto importante in tutto quanto ciò.