Giunto alla sua dodicesima edizione, l’Earth Hour è un ormai evento consolidato che serve a sensibilizzare tutto il mondo sul clima. Organizzato dal WWF, consiste nel tenere le luci dei principali monumenti – e non solo – di una città spenti, simbolicamente, per un’ora. In un periodo storico dominato dalle proteste sul clima, si potrà migliorare il traguardo raggiunto nel 2018?
Nel 2018 l’Earth Hour è stato un vero e proprio successo: 188 sono stati i paesi coinvolti, con più di 18mila monumenti spenti. Ogni Paese ha cercato di dare il suo apporto, anche simbolico, in una causa che negli ultimi anni è diventata sempre più importante, in virtù delle difficoltà riguardanti il clima che imperversano.
Il grande impatto mediatico non è certamente mancato: più di 3 miliardi sono stati i messaggi sui social in tema, e molti tra ambasciatori e influencer che hanno interpretato il sentimento popolare.
L’augurio, in Italia e in tutto il mondo, è che il 2019 porti a dei risultati ancor più importanti in materia di Earth Hour. Non tanto perchè l’ora in cui monumenti e tanto altro rimarranno spenti cambi effettivamente la situazione sul clima, ma per il messaggio che si vuole veicolare e che si spera tocchi ogni punto del mondo.
Principale città italiana sarà, sabato 30 marzo 2019, Matera – già sito UNESCO nel 1993 e Capitale della Cultura 2019 – che sarà la capofila di tutta la penisola. Tutti i monumenti principali della città saranno spenti dalle 20.30 alle 21.30. Insieme a Matera le più importanti città italiane, come Napoli, Milano, Reggio Calabria, Perugia, Firenze, Bologna, Trieste, che hanno già aderito.