La ricostruzione di 35 anni di storia delle ondate di calore nel Mar Mediterraneo ha messo in luce il pericolo delle ondate di calore per il nostro mare e le gravi conseguenze che questo fenomeno può provocare agli ecosistemi marini che qui vi abitano.
Le ondate di calore marine si caratterizzano per un riscaldamento anomalo dello strato superficiale o profondo del mare e possono condurre a conseguenze molto pericolose per gli ecosistemi marini.
Le ondate di calore nel Mar Mediterraneo, in particolare, fanno aumentare la temperatura fino a due gradi rispetto alla media e mettono in pericolo le specie (soprattutto spugne, alghe e coralli) dello Ionio e della parte sud ovest del bacino.
Purtroppo queste ondate di calore non interessano solo il nostro mare ma qualsiasi altra parte degli oceani e, a causa dei cambiamenti climatici, potrebbero diventare sempre più frequenti.
Lo studio, pubblicato sulla rivistaGeophysical Research Letters dal gruppo del Centro Nazionale francese per le ricerche meteorologiche e dall’Università di Tolosa, coordinato da Pierre Nabat, ha ripercorso la storia delle ondate di calore nel Mar Mediterraneo.
I dati sono stati raccolti dai satelliti del programma Copernicus, di Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Commissione Europea nel periodo che va dal 1982 al 2017.
I ricercatori hanno studiato gli strati a 23 metri, 41 metri e 55 metri, quelli in cui, secondo gli studiosi, si sono verificati fenomeni di mortalità delle specie marine del Mar Mediterraneo per via di stress termici.
Dallo studio si evince che le ondate di calore negli strati superficiali hanno una durata di circa 15 giorni, interessano il 20% del bacino del Mediterraneo e sono più frequenti di quelle nelle profondità.
Tuttavia, le ondate di calore marine negli abissi sono più lunghe e possono essere letali per le specie che vivono in profondità che, a causa di bruschi cambiamenti nelle temperature, potrebbero scomparire.