Xylella: un fungo può bloccare l’insetto che la trasmette
Da anni gli ulivi della Puglia sono devastati dalla Xylella, il batterio vegetale che aggredisce le piante fino a farle morire. Una piaga che nella regione pugliese persiste dal 2013 e per la quale oggi non è stato possibile trovare una cura. Tuttavia, negli ultimi tempi è emersa una possibile speranza: si tratta di un fungo, la Beauveria Bassiana, che potrebbe salvare gli ulivi pugliesi e quelli di tutte le regioni meridionali.
Un fungo per combattere la Xylella: la scoperta dei ricercatori
Stando a quanto riferito da alcuni esperti del settore, il fungo riuscirebbe ad intervenire sull’insetto vettore della malattia, che è comunemente noto come “sputacchina”. Lo studio portato avanti dal CNR su alcuni oliveti della Toscana avrebbe prodotto dei risultati confortanti: la Beavueria Bassiana, infatti, sarebbe in grado di eliminare più dell’80% delle linfe contate.
Il fungo penetra all’interno del batterio vegetale, uccidendolo. Naturalmente il lavoro dei ricercatori, coordinati da Claudio Cantini, necessita ancora dei dovuti approfondimenti, ma per ora si tratta comunque di informazioni molto interessanti, anche perchè la procedura utilizzata non è minimamente invasiva per l’ambiente.
Beauveria Bassiana, per ora solo informazioni preliminari. Ma la speranza è tanta
L’esperimento è stato svolto su tre appezzamenti, con un carico di oltre cento schiume per metro quadro: come spiegato da Cantini, erano presenti oltre 200 ninfe potenziali per metro quadro.
Passata una settimana, i ricercatori del CNR si sono accorti che una sola era rimasta in vita. È senza dubbio un primo “step”, a cui seguiranno nuove indagini nei prossimi due anni su zone più ampie, utilizzando anche quantitativi di insetticida e modalità differenti.
Chiaramente si tratta di informazioni preliminari, ma i ricercatori sperano di poter giungere a conclusioni che possano davvero risultare decisive per la lotta alla Xylella e la salvaguardia degli ulivi. Nelle aree dove il batterio è già presente si spera di riuscire ad arrivare ad una varietà di piante in grado di “convivere” con il batterio.