Le immagini che continuano ad arrivare dall’Amazzonia suscitano enorme preoccupazione e anche tanta indignazione. La problematica del riscaldamento climatico sta comportando disastri enormi in tutto il mondo, ma le scelte politiche sembrano andare verso tutt’altra direzione. Specialmente quelle del presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, che continua a minimizzare gli incendi che stanno divorando ettari ed ettari di uno dei polmoni verdi più importanti al mondo.
La foresta pluviale più estesa della Terra sta vivendo uno dei momenti più critici della sua esistenza. Dallo scorso mese di agosto gli incendi si sono susseguiti senza soluzione di continuità e l’allarme lanciato da WWF evidenzia come le fiamme stiano mettendo a serio rischio la sopravvivenza di 265 specie viventi, che potrebbero estinguersi completamente.
Di questi, 180 sono animali mentre altri 85 vegetali. Un rischio gigantesco per tutto il nostro ecosistema, come ribadito con forza dagli stessi ambientalisti: non è certo un caso se il 76% delle specie a rischio estinzione sono già osservate speciali e sotto la tutela internazionale (come la Conservation Units o il National Action Plans).
Fino ad ora sono stati messi in atto molti interventi che miravano appunto alla salvaguardia di alcune specie, come ad esempio l’armadillo, il formichiere gigante e il pecari labiato (mammiferi), così come l’aquila coronata e il tinamo grigio tra i pesci.
Tuttavia, i tantissimi sforzi rischiano di andare completamente “in fumo” a causa degli incendi che continuano ad interessare l’Amazzonia. A forte rischio sono anche tutte quelle specie che non rientrano sotto nessuna forma di tutela, in primis il Caluromysiops irrupta, un tipo di opossum molto raro.
Dal 1970 al 2014 le popolazioni di uccelli, mammiferi, anfibi e rettili che vivono nelle foreste delle Terra si sono ridotte del 53%: un dato terribilmente inquietante, che impone secondo il WWF un “New Deal per la natura e le persone” da mettere in atto entro il 2020.