Le immagini degli incendi in Amazzonia hanno suscitato sgomento in tutto il mondo. Le fiamme hanno divorato ettari ed ettari di quello che è a tutti gli effetti uno dei più importanti “polmoni verdi” del pianeta: un vero e proprio disastro, scatenato dal sempre più preoccupante cambiamento climatico, nonostante l’atteggiamento del presidente Bolsonaro che tende a minimizzare il tutto.
Sta di fatto che quanto accaduto in Amazzonia viene definito senza mezzi termini una “catastrofe umanitaria”. Sono le parole utilizzate da Michelle Bachelet, Alto Commissario dell’Onu per i Diritti Umani, che si basa sui dati forniti dall’Istituto nazionale per le ricerche scientifiche (Inpe), legato al ministero di Scienza e Tecnologia brasiliano.
I roghi hanno scatenato una deforestazione da record, con un aumento del 300% nel mese di agosto 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: 1700 km quadrati di superficie verde completamente scomparsa in seguito ai terribili incendi del mese scorso, un’enormità se messa a confronto con i 526,5 km quadrati dell’agosto 2018.
Ma non è tutto, perchè i dati forniti dall’Inpe evidenziano come nei primi otto mesi del 2019 la vegetazione abbattuta sia stata del 100% in più, e le stime riportano che entro la fine dell’anno potrebbe essere superata la spaventosa cifra di 10.000 km quadrati di superficie verde arsa dalle fiamme.
La catastrofe, oltre a provocare conseguenze devastanti per la popolazione indigena dell’Amazzonia, avrà un impatto terribile per tutta l’umanità: a sottolinearlo è sempre Michelle Bachelet, che si è rivolta a tutti i governanti dei Paesi amazzonici per implementare al più presto politiche ambientali a lunga scadenza e sistemi di incentivazione che rilancino la sostenibilità nel gigantesco polmone verde.
Una crisi globale, spiega l’Alto Commissario dell’Onu per i Diritti Umani, dato che nessuna Nazione e nessun tessuto politico, sociale e culturale può sentirsi “esente”.