Un albero per ogni italiano contro i cambiamenti climatici: il progetto
Il progetto è molto interessante ed ha l’obiettivo di contrastare i cambiamenti climatici. A sostenere l’appello è Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food, che, insieme ad altri esperti che parlano a nome della comunità Laudato Sì, ha sostenuto l’iniziativa chiamata “Un albero in più”. L’obiettivo è quello di piantare 60 milioni di alberi, uno per ogni cittadino del nostro Paese.
Piantare alberi nell’attesa delle modifiche al nostro stile di vita
Naturalmente, secondo quanto affermano i sostenitori del progetto, non è un modo per risolvere il problema dei mutamenti del clima, ma potrebbe essere un’ottima maniera per avere un po’ più di tempo a disposizione, durante il quale imparare a modificare le nostre abitudini personali di vita.
L’idea è molto semplice, ma allo stesso tempo il progetto risulta straordinario e rivoluzionario. Si vogliono piantare degli alberi per contrastare i cambiamenti climatici e le condizioni meteo devastanti che da parecchi anni stanno condizionando la vita nel nostro pianeta.
L’appello è rivolto a tutti
Chiunque può partecipare a questa iniziativa. L’appello è infatti rivolto a tutti. L’iniziativa parte, oltre che dal presidente di Slow Food, anche del direttore dell’International Laboratory for Plant Neurobiology, Stefano Mancuso e da Domenico Pompili (vescovo di Rieti). Al progetto si è unito subito anche il sostegno del WWF.
È necessario discutere attualmente, secondo i promotori del progetto, di una vera e propria crisi climatica. Le modifiche al nostro stile di vita quotidiano sicuramente fa diminuire le emissioni di anidride carbonica, che è la causa principale dell’aumento dell’effetto serra.
Per questo motivo è opportuno attuare delle strategie volte al contrasto dei cambiamenti climatici e alla diminuzione dei livelli di CO2 nell’atmosfera.
Gli organizzatori del progetto spiegano che piantare un albero è un’azione semplice, che può essere fatta da tutti, e che sarebbe necessario piantarne milioni e anche miliardi. Anche perché si tratterebbe di un’operazione dal costo ridotto e con grandi conseguenze positive per il nostro pianeta.