Le Alpi sono interessate da una forte tendenza alla riduzione delle masse glaciali. Lo ha sottolineato Legambiente, che ha concluso i suoi studi relativi alla seconda carovana dei ghiacciai. La nota associazione ambientalista ha portato avanti una vera e propria campagna di sensibilizzazione sulla questione, potendo contare sul sostegno da parte del Comitato glaciologico italiano.
Dal 23 agosto al 13 settembre Legambiente si è occupata di monitorare lo stato di salute di 13 ghiacciai alpini. I risultati sono stati molto evidenti, perché gli esperti hanno scoperto che su tutto l’arco alpino sta agendo un trend di diminuzione delle masse glaciali.
Ma c’è di più, perché la riduzione sembra essere più pesante soprattutto nel corso degli ultimi 30 anni. La causa di tutto ciò è da rapportare al riscaldamento globale. Quest’ultimo fa in modo che i ghiacciai perdano spessore, si ritirino più in alte quote e si frammentino più in piccoli corpi.
Adesso Legambiente si sta impegnando per sensibilizzare la popolazione sugli effetti che i cambiamenti climatici e il riscaldamento stanno avendo sui ghiacciai.
Legambiente ha fornito anche alcuni dati molto interessanti che riguardano proprio la frammentazione dei ghiacciai alpini. Da questi dati emerge una situazione allarmante. Basti pensare, per esempio, che in Alto Adige 168 ghiacciai si sono frammentati in 540 corpi glaciali più piccoli.
In Friuli Venezia Giulia, inoltre, il ghiacciaio del Canin ha uno spessore medio di circa 11,7 metri, un evidente segno di cambiamento, se pensiamo che 150 anni fa lo spessore arrivava a superare i 90 metri.