Non ti fare coinvolgere, ecco quando si diventa complici di un reato
Essere complici di un reato per la legge è molto grave, per cui facciamo molta attenzione e cerchiamo di capire quando può accadere.
Per la legge infatti si risponde al concorso di reato nello stesso modo del diretto responsabile.
Quando si ha a che fare con i reati si apre un capitolo piuttosto corposo e pieno di considerazioni. In molti infatti sottovalutano la gravità dell’essere complici, pensando che sia più grave commettere un reato che esserne “solo” coinvolti.
In realtà per la legge chi commette un crimine e chi ha “solamente dato una mano” sono praticamente sullo stesso piano. Cerchiamo quindi di capire quando si diventa complici di un reato per cercare ovviamente di evitarlo.
Quando si diventa complici di un crimine
Prima di prendere in considerazione tutti i casi, è importante capire quando di fronte alla legge siamo complici di un reato. Secondo il codice penale questo avviene in due circostanze – ovvero quando si partecipa materialmente al crimine o anche se si fornisce contributo psicologico (ad esempio convincendo qualcuno a commetterlo).
In questo caso il giudice può anche decidere di dare una condanna pari a quella di chi ha commesso il crimine – il protagonista del fatto. Esiste comunque però una dicitura diversa, ossia il “concorso di persone nel reato“.
Se pensiamo ad esempio ad una banda di ladri, chi svaligia fisicamente la casa è il protagonista principale del crimine, chi resta in auto con il motore acceso per agevolare la fuga è complice.
Differenza tra concorso morale e materiale
Cerchiamo ora, invece, di capire l’esatta differenza tra concorso materiale e morale in un crimine – dal momento che si tratta di due aspetti piuttosto diversi di uno stesso crimine.
Il concorso materiale, come abbiamo detto, avviene quando si partecipa concretamente al reato – nel caso della banda su menzionata ci sarà chi forza la serratura, chi aprirà la cassaforte e via discorrendo. Il concorso morale invece avviene quando, ad esempio, si istiga una persona a commettere il fatto.
In questa categoria ci sono due ulteriori figure da approfondire: il determinatore e l’istigatore. Nel primo caso rientra chi fa sorgere in altri il proposito criminoso prima inesistente (se si convince un amico a commettere un reato che prima non aveva neanche in mente di compiere), mentre il secondo è solitamente chi rafforza la convinzione dell’esecutore – che quindi aveva già in mente un piano o un’idea.
Ricordiamo infine che il reato di connivenza è diverso, perché ricorre quando un soggetto assiste passivamente al compimento di un crimine senza contribuire (né in positivo né però in negativo) in alcun modo.