Le patatine fritte sono il cibo più amato in assoluto da ogni fascia di età! Ma perchè fanno così male alla nostra salute?
Le patatine fritte rientrano nelle ricette jolly: tutti le amano. Oltre ad essere squisite, sono anche semplici e velocissime da preparare e in commercio se ne trovano di tutti i tipi. L’origine delle patatine fritte rimane contesa tra la Francia-Belgio e America-Gran Bretagna, aldilà dei meriti – nel dubbio – ringraziamo tutti per quest’invenzione culinaria. Ma perchè fanno così male alla salute?
Questa tipologia di cibo rientra nel cosiddetto Junk food, ovvero il cibo spazzatura, ma i valori nutrizionali non sono standard per ogni tipologia di patatina.
Apriamo una piccola parentesi sulla categoria del junk food, è chiaro che demonizzare un tipo di alimento in assoluto non ha molto senso, è sempre necessario fare le dovute differenziazioni e considerare le porzioni quando si parla in un certo modo di un alimento.
Infatti se parliamo di patatine fritte e del loro beneficio sulla nostra salute, non possiamo certo affermare che siano salutari, dovremmo limitarne il consumo ma i motivi non sono quelli che pensiamo. Di fatto quest’alimento è così demonizzato per un motivo specifico: la presenza di grassi decisamente alta che influenza il metabolismo corporeo.
Ad esempio le patatine in busta sono caratterizzate da un elevato numero di grassi saturi, nonostante siano importanti – in generale – per la salute, il consumo eccessivo influenza negativamente il peso corporeo e sul rischio cardiometabolico.
È un prodotto caratterizzato anche da contaminanti, che si sviluppano a partire dall’ossidazione dei grassi e dalla reazione dei carboidrati, processi dovuti all’elevata temperatura di cottura.
L’ossidazione dei grassi, chiamata acroleina è un composto organico che si forma a partire dai grassi quando si raggiunge il punto di fumo, quest’ultimo è l’indice che consente di misurare la stabilità degli oli in cottura. Ovvero la temperatura limite tollerata, qualora venga oltrepassata l’olio si decompone e libera le sostanze nocive.
L’acrillamide invece considera la reazione dei carboidrati con gli aminoacidi ed è la responsabile dell’aspetto scuro del cibo quando è troppo abbrustolito.