Bancomat, le reali commissioni bancarie trattenute: vale davvero la pena il contante?
Si discute da molto tempo sulle commissioni bancarie trattenute quando si accetta un pagamento con bancomat, ma la vera domanda è se il contante vale davvero la pena.
Bisogna infatti tener presente che anche il contante ha dei costi, su cui a ben vedere non si ragiona mai.
Sono stati pubblicati di recente i calcoli relativi al costo dei pagamenti effettuati con Bancomat, comparandoli a quelli del pagamento in contanti al fine di capire quale sia effettivamente il più conveniente per gli esercenti.
Un’analisi scaturita dalle recenti discussioni che riguardano il cambiamento delle norme che regolano l’obbligo per i titolari degli esercizi di accettare il pagamento con carta – di recente discusso nuovamente dal governo guidato da Giorgia Meloni.
Bancomat, cosa dice attualmente la legge
Lo scorso giugno sono state riviste le sanzioni per i gestori di locali e negozi che si rifiutano di far pagare il dovuto al cliente con il pos; per legge l’obbligo di accettare questa tipologia di pagamento era già in vigore, ma non erano state stabilite delle sanzioni efficaci. Il governo Draghi aveva dunque disposto che i titolati avrebbero rischiato una multa di 30 euro più il 4% del compenso dovuto dal cliente – a prescindere dalla cifra da pagare.
Poco dopo è arrivata “l’esenzione” per i tabaccai, che hanno protestato affermando che la transazione con pos – e la commissione che prevede – mal si concilia con il tipo di bene offerto. La polemica però non si è arrestata e di recente il governo guidato da Giorgia Meloni ha dichiarato di essere al lavoro per modificare la legge e permettere ai gestori una “scappatoia”.
Al momento infatti sono state bloccate tutte le multe, mentre l’esecutivo è al lavoro per far sì che esista un limite minimo che si può accettare per il pagamento con carta – ovvero 60 euro. In poche parole, se il cliente deve al titolare una cifra fino a 59 euro, quest’ultimo può rifiutare il pagamento con pos senza incorrere nella sanzione su menzionata. La polemica su questo tipo di pagamento nasce dalle commissioni previste per poterlo effettuare e che sono a carico del gestore.
Ma quello che ora tutti si chiedono è se davvero il pagamento con contanti conviene davvero o se effettivamente i costi di quest’ultimo sono simili, se non addirittura superiori, a quello con bancomat. Vediamo quindi nel dettaglio cosa dice una recente analisi proposta da fattoquotidiano.it.
Pagamento con contanti, conviene davvero?
Stando all’analisi fornita dal sito su menzionato, i pagamenti sopra i 10 e 15 euro – chiamate microtransazioni e per questo esentate dalle commissioni – si aggirano tra lo 0,9 e 1,8% a seconda della banca, con una media dell’1,5%. Questo implica che per una transazione da 30 euro il gestore, in definitiva, dovrà una media di 45 centesimi alla propria banca.
Per alcuni potrà sembrare una cifra comunque ingiustificata, ma sappiate che i costi del contante non sono tanto diversi, considerato che vanno calcolati i costi per il trasporto e le assicurazioni stipulate dai commercianti. Il costo medio, dunque, in questo caso di aggira attorno ai 19 centesimi – ossia circa 1,1% per ogni scontrino medio.
Le cifre, dunque, non sono poi così diverse; se è vero infatti che sono inferiori al costo medio di una transazione normale, se si considera che per le miscrotransazioni su menzionate la commissione non si paga, alla fine si arriva ad un totale mensile molto simile. Infine vale la pena ricordare che a volte le banche prevedono anche un compenso fisso molto conveniente invece della percentuale su singolo pagamento, che diventerebbe un’inezia a fronte dell’uso constante del pos.