“Spettacolarizzazione della morte”: le passerelle di Parigi infiammano la polemica, gli animalisti si dividono
Di recente le passerelle di Parigi sono tornate a far parlare di sé soprattutto per la polemica che si è accesa tra gli animalisti circa la “spettacolarizzazione della morte”.
Il pubblico e la platea di coloro che cercano di preservare i diritti del mondo animale sono completamente divisi nel giudizio su ciò che è stato mostrato sulla passerella.
L’alta moda, fin dalle origini, è nata per provocare e soprattutto prendere ispirazione da fonti di ogni tipo – letteraria, cinematografica artistica in generale – per poter proporre alla propria platea di esperti e appassionati abiti sempre più audaci e carichi di significato.
Una situazione che si è recentemente presentata anche in occasione della sfilata parigina della collezione primavera-estate della nota stilista Elsa Schiapparelli. Un evento che ha destato un certo clamore tra li animalisti, i quali hanno prontamente commentato la questione classificandola come “spettacolarizzazione della morte”.
Elsa Schiapparelli, Parigi s’infiamma dopo la sfilata: piovono le critiche
Che la moda dunque sia nata soprattutto per provocare l’occhio dell’uomo è un dato di fatto, ma ci sono occasioni in cui più che spaccare il pubblico tra sostenitori e detrattori si ottiene un unico coro di critiche a causa di alcune “audaci” scelte di design. Una definizione che calza a pennello per descrivere quanto accaduto dopo la sfilata che si è tenuta a Parigi della nota stilista Elsa Schiapparelli, che ha presentato in questi giorni la collezione primavera-estate 2023.
Tra gli abiti presentati in passerella alcuni hanno colpito per il tema scelto, ovvero l’immaginario dantesco con il suo “Inferno Couture“, con abiti che presentano teste di animali sul davanti. Una scelta che ha scatenato l’ira degli ambientalisti che hanno immediatamente commentato la situazione parlando della su menzionata “spettacolarizzazione della morte” nonostante ovviamente le teste siano finte.
Come riportano in queste ore diversi portali, la supermodella Irina Shayk (in passerella assieme ad altri volti noti dell’alta moda) – dopo aver letto le numerose polemiche – ha preso le difese dell’audace stilista parlando del grande lavoro a cui gli artisti si sono sottoposti per creare questi abiti. L’immagine scelta dalla Schiapparelli, ovvero la testa di leone, era un tentativo (a suo avviso riuscito) di esprimere forza.
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Anche la presidentessa di Peta – ovvero People for the Ethical Treatment of Animals, l’ente impegnato nella protezione dei diritti degli animali – Ingrid Newkirk ha preso le parti della stilista, affermando che quegli abiti potrebbero essere una presa di posizione contro la caccia ai trofei e che rappresenta in realtà un design 100% cruelty-free che dovrebbe essere maggiormente incoraggiato.