Prosegue la battaglia dell’Italia per la questione delle etichette sul vino. Vediamo gli ultimi accordi.
Il 47% di vino nel mondo, venduto commercialmente, proviene da Italia, Francia, Spagna. Ed è proprio con questi due paesi che l’Italia ha stretto un accordo.
Si tratta di un documento siglato in sede Ue e al quale potrebbe aggiungersi l’adesione di altri cinque stati. Il documento è stato redatto di comune accordo e a breve verrà presentato anche a Bruxelles.
E’ quanto riportato dal Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, a ridosso del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura Ue a Bruxelles. Ma vediamo i maggiori dettagli e le implicazioni.
Per come si accennava, altri paesi sarebbero già pronti alla firma del documento medesimo: Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Danimarca. Il tutto rientra nella battaglia alle cd. “etichette salutiste“. In particolare, il bollino nero che peraltro è già stato applicato in Irlanda, indicherebbe un rischio per la salute ed una presa di coscienza nel bere responsabilmente.
Ma i paesi maggiori produttori vinicoli non ci stanno e si oppongono. La linea di questi ultimi, Italia compresa ovviamente, accetta sempre il richiamo sul bere responsabilmente per il consumatore ma niente bollino nero. Il rischio paventato sul mercato è che il bollino nero, con le scritte comprese e volte a richiamare degli effetti negativi dell’alcol in generale sulla salute, incida negativamente sul volume d’affari.
A rischio dunque il volume d’affari da parte delle aziende dei paesi con la più forte tradizione vinicola al mondo. Secondo il Ministro dell’Agricoltura spagnolo, Luis Planas, si può preservare il mercato unico ma solamente con un approccio condiviso da tutti gli Stati. E la richiesta alla Commissione di pronunciarsi in materia deriva dal fatto che si tratta di un prodotto (il vino) riconosciuto pienamente dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, ha poi aggiunto.
Le nuove etichette alimentari “salutiste” dovrebbero venire applicate normativamente, a livello di Ue, a partire da fine 2023. Ma il processo decisionale che porterebbe alla loro adozione potrebbe a questo punto apparire non più così scontato. Ma i paesi in questione, se è per quello, non richiedono un’abolizione del progetto legislativo.
Vi è infatti da considerare che i paesi firmatari il documento (e quelli che vi si aggiungeranno), richiedono semplicemente maggiore “diplomazia” nel messaggio, fondamentalmente con la distinzione tra normale consumo e abuso. Mentre il bollino nero e le scritte in esso riportate etichetterebbero il vino come un prodotto dannoso a prescindere.