Possiamo dire addio al Reddito di Cittadinanza: arriva MIA, scopriamo come funziona questa nuova misura.
Il reddito di cittadinanza è una misura che possiamo anche salutare, questo perché ha letteralmente i giorni contati, la sua richiesta è circoscritta alla data del 31 agosto 2023 e la sua erogazione sarà limitata alla fine di quest’anno.
Misura che va, misura che trovi: nella bozza di testo che è stata disposta è possibile scoprire le modalità del nuovo sussidio che ha il nome di MIA, acronimo che sta per misura di inclusione sociale.
Questo nuovo sostegno sarà il successore del reddito di cittadinanza e sarà caratterizzato da 12 articoli che hanno l’obiettivo di suddividere nuclei familiari in: over 60, disabili e quelli che privi di queste caratteristiche.
Di fatto si avranno 3 categorie di beneficiari e il sussidio avrà il chiaro obiettivo di opporsi alle condizioni di povertà. I minori in questo scenario saranno sottratti dalla scala di equivalenza e ne avranno diritto qualora siano beneficiari dell’assegno unico, con 50 euro al mese che saranno disposti all’interno di MIA con una cifra fissa.
Questo è quanto traspare dalla bozza di riforma del RdC. Quando parliamo di scala di equivalenza ci riferiamo ad un parametro preciso che è pari a 1 per il primo membro adulto del nucleo in questione, con un incremento di 0,4 per tutti i componenti maggiorenni che non sono beneficiari dell’assegno unico e universale. Per un massimo di 2,1 e con un’eventuale maggiorazione a 2,2 qualora ci siano membri familiari con disabilità gravi.
Di fatto i membri sia minorenni che maggiorenni che beneficiano dell’assegno unico universali non sono conteggiati in questa scala di equivalenza e per loro è riconosciuto una somma al mese di MIA pari a 50 euro.
Circa questo nuovo sostegno dedicato alle famiglie in difficoltà abbiamo raccolto qualche reazione e impressione per farci un’idea più approfondita. La Cgil, non nasconde qualche perplessità sulla bozza della riforma del RdC che di fatto introduce questo nuovo sostegno. Nello specifico la segretaria confederale Daniela Barbaresi dichiara che non ne condividono il metodo dato che non sono stati interpellati per eventuali confronti.
Ribadisce che il fenomeno della povertà è decisamente complesso e non basta muoversi dal punto di vista economico: occorre considerare il disagio abitativo e problemi di istruzione, la presa in carico dovrebbe essere complessiva riguardo questi temi.
Federico Freni, sottosegretario del Ministero dell’Economia ad Agorà ha riflettuto sul fatto che le intenzioni erano di un cambiamento riguardo il RdC, pensando ad un sostegno che avrebbe permesso a quella fetta di cittadinanza che non può lavorare di avere un supporto, mentre a chi non desidera lavorare di applicare una forzatura. Questo appare rispettato, Mia lo farà entro certi limiti.
Mentre il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha dichiarato a 24 Mattino su Radio 24 che per chi non è occupabile non vede un grande cambiamento e che il RdC si pone sempre come uno strumento determinante per combattere il fenomeno della povertà. Il lavoro doveva focalizzarsi sulle politiche attive, su quello che gravita attorno al sussidio e sembra che questo vada nella corretta direzione. Per quanto riguarda il reddito minimo ha sottolineato che è una misura prevista dall’Unione Europea, per chi è al di sotto di una certa retribuzione. L’Italia sulla questione dovrà farci i conti.