Allarme Nucleare: finirà tutto in mare | Sta per accedere
Tra non molto il Giappone rilascerà direttamente nel mare grandi quantità di acque reflue radioattive trattate. Scopriamo tutto quello che c’è da sapere.
Come preannunciato, il rilascio di acque radioattive trattate sta per avvenire, il governo giapponese sulla questione ha dichiarato che la procedura avverrà entro tempi stretti, sarà inevitabile.
Scatta così un radicale conto alla rovescia che inizierà a breve, ma questo cosa comporterà a livello dei fatti?
Sono passati 12 anni dalla fusione della centrale nucleare di Fukushima Daiichi e la presa di posizione del Giappone preoccupa qualcuno, cosa dobbiamo aspettarci realmente?
Il rilascio di acque radioattive trattate: cosa significa
Solamente la frase in questione ha tutta l’apparenza di destare preoccupazione, è davvero così? Di fatto la Tokyo Electric Power Co, conosciuta con l’acronimo Tepco, è attiva nella gestione della centrale nucleare ferma, considera l’avvio di questa fase a breve, la quantità di rilascio prevede 1milione di tonnellate di acqua radioattiva: un percorso che va dalla centrale fino al mare.
Di fatto stiamo parlando di quell’acqua usata per raffreddare i reattori dopo la tragedia, viene stoccata in grandi serbatoi all’interno dello stabilimento.
Le preoccupazioni di questo rilascio
L’acqua in questione viene prodotta giornalmente senza sosta, nelle fasi dedicate al raffreddamento del reattore, viene anche pulita poi grazie ad una tecnologia dall’acronimo ALPS, che sta per Advanced Liquid Processing System, operazione che viene ripetuta fino al momento in cui i livelli non rientrato nei limiti previsti dalla norma.
Il problema è che esiste un elemento che rimane anche dopo il trattamento, il suo nome è il trizio, di fatto rientra in una forma radioattiva di idrogeno. Non è semplice rimuoverlo dall’acqua e ad oggi non esiste una tecnologia per facilitare questo processo. Servono 100 anni prima che la radioattività rientri ad un livello accettabile. Considerando il limite di concentrazione, per il Giappone sono di 1.500 Bq per litro. Stiamo parlando di 7 volte sotto al limite consigliato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’acqua potabile.
Sicuramente la categoria più preoccupata è quella dei pescatori locali ma anche i Paesi limitrofi temono che questa fase possa creare dei problemi relativi alla sicurezza. A questo coro si sono unite le associazioni ambientaliste, una su tutte Greenpeace.