L’emergenza climatica che affligge il pianeta riguarda anche le acque, mari, oceani e laghi sono avvelenati dall’eccesso di plastica.
La questione climatica e l’emergenza ambientale che affligge il nostro pianeta ha diverse, per non dire infinite, sfaccettature, abbraccia davvero moltissime tematiche e aspetti. Uno di questi è senza dubbio l’inquinamento delle acque dei mari, degli oceani e di tutti i corsi di acqua dolce.
Una delle cause, forse la principale, dell’inquinamento dei nostri mari è la plastica, che non solo avvelena l’acqua in quanto tale ma anche la vita animale e vegetale che vi abita. Quella dell’inquinamento delle acque è una vera e propria emergenza attuale su scala mondiale.
Confermata da migliaia di studi delle migliori menti a livello globale, nella sua gravità e nella sua importanza, la tematica dell’inquinamento delle acque da plastica, necessita di soluzioni immediate o comunque prossime, per porvi una sorta di rimedio prima che sia troppo tardi.
In uno studio internazionale pubblicato sulla rivista “Environmental Science & Technology”, tra i partecipanti il ricercatore Stefano Cannicci, docente di Zoologia all’Università di Firenze, guidato da studiosi dell’Università di Hong Kong, sono stati presi in considerazione i dati di 112 lavori scientifici che trattano di inquinamento da microplastica (meno di 0,5 cm) e da macroplastica in aree di tutto il mondo.
La scoperta è abbastanza sconvolgente, per il semplice fatto che l’inquinamento non riguarda solo l’ambiente marino o lacustre in termini di acque, ma riguarda la fauna che ospita. I dati parlano di una media di 98 pezzi di microplastiche contenute in ogni chilo di animale marino, come granchi, cozze, crostacei e pesci vari. Molta della plastica che invade le acque rimane nel loro stomaco, non espulsa, prendendo lo spazio prima riservato al cibo, con conseguente calo di energia e salute a tutti i livelli per i poveri animali.
Lungo le coste marittime i dati si complicano, terrificante pensare a 156 pezzetti di microplastiche per ogni chilo. L’inquinamento da plastica che avvelena le acque del nostro pianeta ha a che fare, al di là delle ragioni climatiche, con il problema del sovrappopolamento, la densità abitativa e la gestione dei rifiuti. Le aree con un alto tasso di inquinamento sono sicuramente quelle del Mediterraneo, quelle del popoloso Sud Est Asiatico e delle coste cinesi.
Uno spiraglio di speranza però c’è, oltre che dalle nuove tecnologie e studi per il recupero e la pulizia delle acque dal materiale plastico, viene da un fenomeno naturale: una parte della plastica entra nel ciclo del carbonio, esiste una flora batterica capace di decomporla in un lungo lasso di tempo, forse troppo.