Non è più una novità, la farina d’insetto è ormai diffusa anche come ingrediente di molte preparazioni alimentari che troviamo nei supermercati.
È una certezza che la farina a base d’insetti diventerà come altri alimenti che ormai troviamo sugli scaffali dei supermercati e delle gastronomie, normalità e parte integrante della nostra dieta, o almeno di chi vorrà provarla. La comunità europea ha dato il via libera alla commercializzazione di alcuni tipi di farine così fatte.
L’obiettivo e la mission che fa da sottofondo a questo tipo di preparazioni e a una scelta alimentare così orientata, è senza dubbio la sostenibilità e l’idea la consapevolezza possa impattare meno sul Pianeta, già sofferente e sovrappopolato.
C’è anche da sapere che non si tratta solo di farine di insetti, ma ormai questo tipo di preparazione è già un ingrediente di altri prodotti alimentari, come alcuni snack. Diciamo che se non si legge molto attentamente l’etichetta nutrizionale, si corre l’innocuo rischio di cibarsi di questi piccoli insetti senza saperlo, anche perché il sapore dovrebbe essere identico a quello della farina tradizionale.
Bisogna sottolineare che la scelta di acquistare e mangiare farina d’insetto naturalmente rimarrà solo una valida alternativa a quella a base di grano o di altri ingredienti tradizionali, nessuna forzatura e nessuna sostituzione. La farina d’insetto, in particolare molto diffusa quella di grillo, è alla base di preparazioni alimentari in vendita sugli scaffali dei supermercati.
Parliamo di pasta, da quella secca a quella fresca, biscotti, cracker e snack, prodotti da forno e pizza. Addirittura potremmo trovarla in prodotti dolci e per la colazione, anche in quelli a base di cioccolato o di legumi, ma anche di verdure in generale, per esempio zuppe e minestroni pronti; alimenti sostitutivi della carne, sieri per latte in polvere e anche nella realizzazione di alcune bevande come la birra.
Naturalmente la presenza di farina d’insetto verrà segnalata nell’etichetta. Da parte del consumatore, l’invito è sempre quello di rivolgere accurata attenzione alla sua lettura, in generale. Comunque al di là di quello che acquistiamo sugli scaffali dei negozi, gli insetti fanno già parte della nostra dieta. Come?
Secondo alcune ricerche e stime, ne consumiamo circa 500 g all’anno inconsapevolmente, come contaminanti ammessi in certe quantità dalla legge, per esempio quando vengono utilizzati come coloranti in certi prodotti. Facciamo per esempio caso al colorante numerato con “E120”o acido carminico ottenuto proprio dalla polvere di cocciniglia per conferire quel colore rosso ai cibi e alle bevande.