Buco dell’ozono, quello che sta succedendo è incredibile ma vero | Ecco le ultime novità dalla scienza

Buco nell'ozono
Buco nell’ozono (canva) Newsecologia.it

Un nuovo studio conferma con il 95% di certezza che il buco dell’ozono sta cambiando. Ecco cosa ha scoperto il MIT.

Era uno dei simboli più evidenti del danno ambientale causato dall’uomo: un’enorme ferita nel cielo sopra l’Antartide, aperta da decenni a causa dell’utilizzo intensivo di sostanze chimiche come i clorofluorocarburi (CFC). Ma ora, contro ogni aspettativa iniziale e dopo anni di monitoraggi, arriva una notizia sorprendente: il buco dell’ozono sta cambiando.

E non si tratta di un’ipotesi o di un’osservazione casuale. A confermarlo è un team di ricerca del MIT, che ha pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature i risultati di uno studio condotto con metodi scientifici avanzatissimi, capaci di isolare il contributo umano dalla variabilità naturale del clima.

L’ozono, ricordiamo, è la barriera naturale che protegge la Terra dai raggi ultravioletti dannosi del Sole. La sua riduzione negli ultimi decenni aveva fatto scattare l’allarme globale e portato alla firma del Protocollo di Montreal nel 1987, un trattato internazionale per eliminare gradualmente le sostanze ozonolesive.

Oggi, per la prima volta, la scienza riesce a quantificare con precisione l’efficacia di quell’accordo. Con una confidenza del 95%, il nuovo studio afferma che il recupero dello strato di ozono è una diretta conseguenza delle misure adottate a livello mondiale. Una scoperta che dà speranza, dimostrando che cambiare rotta è davvero possibile.

Il buco dell’ozono sta mutando: le ultime novità

Utilizzando un metodo scientifico noto come fingerprinting, sviluppato originariamente per rilevare i segnali del cambiamento climatico, i ricercatori del MIT sono riusciti a dimostrare in modo quantitativo che il recupero dello strato di ozono è collegato direttamente alla riduzione delle sostanze chimiche dannose. La squadra di ricerca ha condotto molte simulazioni con diversi scenari: privi di gas serra, privi di sostanze ozonolesive, e con entrambe le condizioni. I risultati sono stati poi confrontati con i dati satellitari reali dal 2005 al 2020.

Ciò che hanno scoperto è straordinario: a partire dal 2018, le osservazioni mostrano un chiaro schema di recupero dell’ozono perfettamente sovrapponibile a quello previsto dalle simulazioni legate alla riduzione dei CFC. È la prima volta che uno studio riesce a isolare con precisione scientifica questo “segno umano positivo” nell’atmosfera.

Scienziato al lavoro
Scienziato al lavoro (Canva) Newsecologia.it

Un esempio virtuoso di cooperazione globale

Il risultato della ricerca sta diventando una prova concreta di come l’azione collettiva e i trattati internazionali possano produrre risultati tangibili per il pianeta. Come riportato da AGI, secondo l’autrice principale dello studio, Susan Solomon, questo successo è “una dimostrazione di quanto possiamo fare insieme quando seguiamo la scienza e collaboriamo”.

Se tali condizioni dovessero continuare a essere positivi, entro il 2035 si potrebbe raggiungere una condizione in cui il buco dell’ozono potrebbe risultare completamente chiuso. Inoltre, potrebbe non rilevarsi nemmeno l’assottigliamento che si nota in alcuni periodi dell’anno. E alcuni di noi, sottolinea Solomon, potrebbero assistere in prima persona alla definitiva guarigione dell’atmosfera. Un messaggio potente, in tempi di crisi climatica: il cambiamento è possibile. Ma serve volontà, collaborazione e, soprattutto, fiducia nella scienza.